Negli ultimi decenni è sempre più raro che la settima arte diventi il luogo dell’ardita sperimentazione e della ricerca di nuovi orizzonti stilistici e narrativi; è infatti evidente come ormai l’industria cinematografica preferisca adagiarsi su poche formule vincenti capaci di garantire risultati più che soddisfacenti al box office. Per questo motivo molto del materiale rivoluzionario, inusuale e coraggioso deriva dal piccolo schermo, e la serialità televisiva – dai budget generalmente più ridotti e più elastica nella sua capacità di adattarsi in divenire alla risposta del pubblico – è senza alcun dubbio il laboratorio dove il nuovo viene a galla con grandi e inediti risultati.
Proprio questa propensione alla sperimentazione è alla base del più grande progetto mai realizzato dal canale National Geographic, dal titolo Marte. La serie, prodotta da Brian Grazer e Ron Howard, si presenta come un ibrido narrativo unico nel suo genere che avvicina National Geographic alla fiction conservando la vocazione scientifica che contraddistingue il canale.
Non semplicemente un documentario ma neanche un The Martian 2.0.
Il pilot, intitolato Nuovo Mondo, è costruito su un duplice piano narrativo: con ordine e ritmo, si alternano le storie fittizie ambientate nel 2033 e in un 2016 totalmente documentaristico. Questa doppia natura dà vita a un originale modo di raccontare che incuriosisce lo spettatore, il quale si sente coinvolto e consapevole di quello che sta vedendo. Le scene ambientate nel 2033 sono dedicate al primo viaggio dell’uomo sul Pianeta Rosso: le sequenze di grande impatto visivo, in perfetto stile Gravity, sono accompagnate da un’assoluta attenzione ai particolari, a tutti quei dettagli scientifici che di solito vengono drammaticamente semplificati su una lavagna in una pellicola cinematografica. Allo stesso tempo, le nozioni non tolgono spazio alle classiche scene madri di qualunque film di fantascienza che si rispetti. Apprezzabile anche l’ottimo cast e una struttura narrativa che riprende lo stile documentario pure all’interno della fiction stessa, in una dialettica che porta il pubblico a porsi continuamente la stessa domanda.
“Quello che sto guardando è finzione oppure no?”
La didascalia “2016” ci riporta con i piedi per terra: ricercatori e studiosi dimostrano che tutto quello che avevamo considerato fantascienza fino a pochi minuti prima in realtà è molto vicino al diventare realtà. Una serie di esperti del settore stanno attualmente lavorando alla conquista del Pianeta rosso e alla futura colonizzazione da parte dell’uomo; Marte è la prima serie che riesce a rendere la divulgazione scientifica così appassionante e priva di sbadigli.
In un cocktail metanarrativo in cui la finzione è solo a un passo dal diventare scienza, National Geographic realizza un esperimento prezioso che fonde il meglio dell’intrattenimento cinematografico e lo sperimentalismo proprio della serialità televisiva. Da segnalare la colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis.
Il primo episodio di Marte andrà in onda su National Geographic (canale 403 di Sky) a partire da martedì 15 novembre.