La vittoria di Moonlight agli Oscar 2017 ha avuto il merito di riportare in auge al cinema le storie quotidiane di persone che vivono nei quartieri più degradati degli States, in prevalenza abitati da afroamericani. Dopo il successo di critica del film di Barry Jenkins, altre pellicole hanno cercato di raccontare queste realtà molto complicate: alla 12. edizione della Festa del Cinema di Roma un’opera che ha trattato tematiche simili (anche se non in chiave LGBT) è stata La Vida y Nada Más (titolo inglese Life and Nothing More), co-produzione Spagna/Stati Uniti diretta dal cineasta madrileno Antonio Méndez Esparza.
IL DRAMMA DI UNA MADRE SINGLE IN DIFFICOLTÀ
Il film narra la storia di Regina (Regina Williams), una donna che deve crescere da sola una figlia piccola e un figlio adolescente, Andrew (Andrew Bleechington), molto problematico a causa dell’assenza di una figura paterna in casa (il padre si trova in carcere). Regina non vorrebbe sacrificare del tutto la sua vita per i figli ma ad Andrew non va a genio Robert (Robert Williams), il nuovo compagno della madre, e questo scatenerà una serie di eventi che metteranno ulteriormente in difficoltà Regina.
UN’AMERICA DIVERSA DA QUELLA CHE SIAMO ABITUATI A VEDERE
La Vida y Nada Más, lungometraggio presentato al Toronto International Film Festival, è il ritratto di uno spaccato degli Stati Uniti che non riesce a raggiungere il tenore di vita tipico della American Way of Life: sobborghi desolanti, negozi e fast food anonimi, criminalità, analfabetismo, un ambiente mortifero che non lascia ai suoi abitanti speranze per un futuro migliore.
Esparza, docente di cinema alla Florida State University e vincitore del Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica a Cannes nel 2012 con l’opera prima Qui e Là, è un regista che predilige un approccio neorealista che sfocia quasi nel documentario, caratteristica che si nota immediatamente in La Vida y Nada Más.
L’autore spagnolo, per dare maggiore credibilità all’opera, utilizza moltissimo la tecnica del piano sequenza (le riprese a camera fissa sono la regola) dirigendo attori non professionisti alla loro prima esperienza come la protagonista Regina Williams, un vero talento. Il titolo del film è una vera e propria dichiarazione di intenzioni per Esparza: qui viene rappresentata la vita e nient’altro, senza fronzoli e senza alcuna intenzione di essere accomodanti nei confronti del pubblico.
La Vida y Nada Más, per gli spettatori meno smaliziati, non è un prodotto di facile fruizione: i tempi dilatati e il montaggio tutt’altro che frenetico richiedono molta concentrazione durante la visione ma il film ha dalla sua un ritmo che non annoia mai, anche perché siamo emotivamente partecipi delle vicende di Regina e della sua famiglia.
Sicuramente la pellicola non brilla per originalità e non ha guizzi registici degni di nota però, in un panorama cinematografico dove la forma prevale sempre più rispetto alla sostanza, La Vida y Nada Más è una mosca bianca che meriterebbe più considerazione e visibilità.