Black Panther 2 – Wakanda Forever rappresenta una scommessa non indifferente per i Marvel Studios, che chiudono la tutt’altro che memorabile fase 4 dell’MCU con un sequel che intrattiene pur onorando con grande tatto e coinvolgimento emotivo la memoria di Chadwick Boseman (Ma Rainey’s Black Bottom), l’interprete di Black Panther deceduto nel 2020 a causa di un tumore al colon.
WAKANDA FOREVER, IL RISCHIOSO MA INEVITABILE SEQUEL DI BLACK PANTHER DOPO LA MORTE DELL’ATTORE PRINCIPALE
La scelta del regista e co-sceneggiatore Ryan Coogler e del presidente dei Marvel Studios Kevin Feige di continuare la saga della Pantera Nera nonostante la prematura scomparsa dell’attore protagonista era però tutt’altro che scontata, almeno nell’esito. Portare avanti un filone che aveva avuto un grande impatto culturale per la comunità di origini africane era un dovere morale ma anche una mossa di business difficilmente aggirabile. Non bisogna inoltre dimenticare che Black Panther è l’unico film del MCU ad aver vinto ben 3 Oscar e ad essere accolto positivamente non solo dal pubblico ma anche da grandissima parte della critica internazionale.
Gestire in scena l’eco del dramma vero nel sequel di Black Panther, Wakanda Forever, non era facile: un recasting così come una sceneggiatura non abbastanza rispettosa sarebbero facilmente incappati in un effetto boomerang per la Casa delle Idee. È così che tra i cinecomic Marvel – quasi sempre film d’avventura ironici per famiglie – ne arriva uno che si apre con un funerale e in cui, come nella realtà, la vita ricomincia dopo la sepoltura dei morti, mentre continua ad aleggiare un senso di lutto. Una sfida autoriale e fuori dagli schemi quella accettata da Coogler con Black Panther 2 – Wakanda Forever.
LA TRAMA DI BLACK PANTHER 2 – WAKANDA FOREVER: LA MORTE DI T’CHALLA E L’ARRIVO DI NAMOR
Il sequel di Black Panther, Wakanda Forever, inizia affrontando direttamente la morte, con una nazione in lutto dopo la scomparsa del suo re T’Challa. La regina Ramonda (una splendida Angela Bassett) e l’erede al trono Shuri (Letitia Wright) sentono il peso del fantasma dell’estinto, che ancora sembra abitare le sale ipertecnologiche del palazzo reale del Wakanda. Il mondo pare essersi fermato, quando il tempo di indossare le bianche vesti funerarie lascia spazio ad una nuova e incombente minaccia che scuote gli animi in lutto.
La ricerca del vibranio diventa il nuovo espediente delle grandi potenze mondiali per trivellare e depredare ecosistemi, dove si ipotizzano giacimenti del prezioso metallo che finora era in mano esclusivamente ai wakandiani. La crisi internazionale è alle porte, quando un nuovo popolo scende in campo per difendere i propri territori dichiarando guerra al mondo intero. Si tratta della popolazione dei Talokan che, guidati da Namor (Tenoch Huerta), decideranno di sfidare il Wakanda.
IL SOTTOTESTO SOCIALE E POLITICO DI BLACK PANTHER 2 – WAKANDA FOREVER
Come già accaduto per Black Panther, ciò che distingue Wakanda Forever dagli altri film dell’MCU è una forte impronta politica e civile, che fa da ossatura dello script ma è evidenziata anche da costumi e scenografie che traslano nell’immaginario cinefumettistico il linguaggio visivo di culture etniche generalmente assenti sul grande schermo. Se nel precedente capitolo erano le colorate geometrie dell’abbigliamento tradizionale dell’Africa centrale a ispirare il design della pellicola, stavolta lo sono anche le culture americane precolombiane.
Quello tra i Wakandiani e i Talokan nasce come un vero e proprio scontro tra civiltà, con due aristocratici si sfidano per affermare il proprio posto nel mondo mentre rivendicano la dignità del proprio popolo. Sin dal forte senso di comunità che caratterizza i rituali funebri in memoria di T’Challa, è chiaro il messaggio sull’importanza di tramandare l’identità culturale collettiva. La sfida tra Namor e Shuri, tra due mondi a loro modo perduti che però rivendicano la propria vitalità, racchiude molte interpretazioni e apre al contempo a una visione più terrena dei supereroi MCU.
BLACK PANTHER 2 – WAKANDA FOREVER È UN SEQUEL RIUSCITO CHE APRE A NUOVI CAPITOLI PER IL MCU
Black Panther 2 – Wakanda Forever conferma le scelte fatte nel primo film, che si discosta dal format standardizzato dei cinecomic Marvel nel tono e nell’estetica. Nonostante una durata importante (161 minuti) Ryan Coogler confeziona un film nell’insieme convincente e di grande impatto emotivo. I momenti dedicati alla sofferenza e al sacro fuoco che ne deriva sono molteplici e implicano la contrapposizione tra i temi contrapposti di vendetta e perdono. Il regista non manca di sottolineare quanto sia importante vivere i propri sentimenti ma senza esserne sopraffatti. Il villain Namor, non un eroe ma neanche un antieroe, sicuramente merita di essere approfondito in futuro.
Wakanda Forever è quindi un buon film, che perde qualche pezzo nel montaggio ma che nel complesso non delude. I costumi di Ruth E. Carter e le scenografie di Hannah Beachler, entrambe premio Oscar 2019 per Black Panther, sono anche stavolta d’impatto e denotano una grande ricerca dell’eredità visiva di Maya e Aztechi. Il lavoro etnoantropologico sulle civiltà di fantasia, ma ispirate alle popolazioni esistenti, rappresenta ancora una volta un valore aggiunto in termini di rappresentazione.
Black Panther 2 – Wakanda Forever si regge anche sul talento delle ottime attrici che lavorano insieme alle protagoniste Letitia Wright e Angela Bassett, da Lupita Nyong’o a Danai Gurira: le interpreti sono infatti decisive nel dare vita alle emozioni messe nero su bianco dallo script. I collegamenti con il mondo in superficie sono però limitatissimi: un’occasione mancata di snellire il passo a tratti farraginoso sfruttando magari interpreti come Martin Freeman e Julia Louis-Dreyfus.
Con Black Panther 2 – Wakanda Forever il MCU giunge al trentesimo film e sempre di più è evidente la necessità di provare a distanziarsi dalla tradizionale formula del cinecomic in una fase ibrida che traghetta dalla Infinity Saga ai futuri narrativi della Multiverse Saga – fino al debutto di Fantastic 4 e X-Men. Il risultato è una storia che mantiene gli elementi di spettacolarità codificati dalla Marvel ma privilegia la profondità dei contenuti.