Se una legge non scritta sembra legare indissolubilmente i prodigi dell’alta definizione alle accezioni più spettacolari del cinema d’intrattenimento, c’è almeno un cineasta a non essere d’accordo: Ang Lee, il regista premio Oscar per I segreti di Brokeback Mountain (2005) e Vita di Pi (2012). Ang Lee è un autore particolarmente attento a sperimentare quelle innovazioni tecnologiche che permettono di ampliare i confini del racconto. Ma è anche un autore capace di spaziare da Orgoglio e pregiudizio (1995), l’adattamento del grande classico di Jane Austen, agli eroi marziali de La tigre e il dragone (2000). Dopo il successo di Pi, aveva molto chiaro il suo prossimo obiettivo: sperimentare le potenzialità espressive del 3D e del 4k in un film drammatico.
Nasce così il progetto di Billy Lynn – Un giorno da eroe, destinato a restare alla Storia come il primo film girato in 4k e120 fps (ovvero, 120 fotogrammi al secondo). Ang Lee è riuscito a doppiare ampiamente il record stabilito da Peter Jackson con la trilogia de Lo Hobbit. E se in molti hanno criticato il fatto che esistono solo 5 o 6 sale (naturalmente negli Stati Uniti) equipaggiate per proiettare un film a questo livello di definizione, anche di fronte alla classica versione a 24 fps appare molto chiara la visione di Ang Lee e di quello che definisce come “nuovo cinema”.
“Credo che nel modo tradizionale di fare cinema, si ha sempre la sensazione di raccontare in terza persona, come se guardassimo la storia qualcun altro. Con questo film, volevo davvero fare un passo ulteriore, nel profondo del racconto: cosa sentiamo per gli altri, come ci relazioniamo con loro, come condividiamo i nostri sentimenti. è questa l’essenza del film. è un film sull’esperienza umana e spero questo nuovo modo “immersivo” di fare cinema aiuti ad arrivare in profondità.” ha dichiarato regista.
L’esperienza umana al centro del film è quella di Billy Lynn (Joe Alwyn): diciannovenne scaraventato dalla provincia del Texas al fronte iracheno. Il video di Billy che sfida il fuoco nemico e tenta di trascinare in salvo il sergente Breem, detto Shroom (Vin Diesel), colpito a morte in un’imboscata, ne ha fatto una star di internet e un eroe nazionale. Ora Billy, il sergente Dime (Garrett Hedlund) e tutta la Bravo Squad sono in Texas: prima di tornare in Iraq, potranno assaporare qualche giorno da celebrità. Il culmine del Victory Tour sarà il giorno del Ringraziamento, quando saranno le star dell’Halftime Show, lo spettacolo che tradizionalmente separa primo e secondo tempo nei più importanti incontri di football americano. I ragazzi sono accompagnati da un agente, e sognano di vendere i diritti cinematografici della loro storia. Intanto, rispondono diligentemente alle domande della stampa, si lasciano abbracciare e fotografare dalla gente comune. Ma Billy resta prigioniero dello stress post traumatico: è lì con i suoi compagni, con sua sorella Kathryn (Kristen Stewart), si invaghisce della sexy cheerleader Faison (Mackenzie Leigh), ma la sua mente lo riporta sempre indietro, alla morte di Shroom.
La macchina da presa di Ang Lee indaga con insistenza il volto di Billy, la piega dolorosa del suo sorriso, lo smarrimento nel suo sguardo, che è sempre altrove, ancora in guerra, prigioniero del loop infinito di quegli istanti di morte.
Il film, adattamento del romanzo “è il tuo giorno, Billy Lynn!” di Ben Fountain, ambientato nel 2004, rilegge attraverso lo sguardo smarrito di Billy una delle pagine più controverse della recente storia americana. Tra i fuochi d’artificio, le cheerleader ammiccanti e le bandiere a stelle e strisce, i soldati dovranno fingere di marciare sul palco, subito dopo l’esibizione delle Destiny’s Child. Ma lo sguardo di Billy non è quello di un eroe senza macchia e senza paura: è lo sguardo di un ragazzo attanagliato dalla sofferenza.
Se Ang Lee ha specificato che non si tratta di un film politico, Billy Lynn ha la forza di un film che si mantiene strettamente aderente al reale. E la realtà si commenta da sola: i soldati non sanno neanche perché combattono, ma sanno che non hanno alternative. La gente non sa neanche se la stanno vincendo, quella guerra, se esistevano o no le fantomatiche armi di distruzione di massa, ma sanno che quei ragazzi vanno celebrati come eroi.
Il film di Ang Lee non necessita proclami, scene madri né frasi storiche. Basterà notare che la Bravo Squad, per la maggior parte non è composta da perfetti americani Wasp, ma latini, asiatici e afroamericani. Nessuno di loro era mosso da una grande vocazione patriottica: sapevano che la provincia texana non aveva molto altro da offrirgli. L’unica cosa che impedisce a Billy di abbandonare la divisa (come vorrebbe sua sorella) è la prospettiva di un riconoscimento economico che possa cambiare la sua vita, e quella della sua famiglia. Ma soprattutto, l’affetto profondo che lo lega ormai indissolubilmente ai suoi commilitoni.
Billy Lynn – Un giorno da eroe è un film che mette a nudo i cliché dell’orgoglio nazionalista e la retorica quasi demenziale dell’eroismo americano. E in questo modo, dalla prospettiva intima, personale di un ragazzo di 19 anni, riapre gli interrogativi più inquietanti sulla Guerra in Iraq, un conflitto che sembriamo quasi aver rimosso, e che pure prosegue ancora.
Come abbiamo già accennato nella nostra recensione de La Battaglia di Hacksaw Ridge, il caso ha voluto che in Italia le ultima fatiche di Mel Gibson e Ang Lee abbiano la stessa data d’uscita: Giovedì 2 Febbraio.
Non potrebbero esserci due film più diversi di Hacksaw Ridge e Billy Lynn. Ed è davvero un peccato che le giurie di Golden Globes e Academy Awards abbiano scelto di ignorare completamente il film di Ang Lee. Forse un ritratto così diretto e impietoso, capace di cogliere le derive più aberranti del sogno americano, è un po’ troppo ardito anche per i più democratici tra i critici statunitensi.
Noi vi consigliamo invece di non perdervi Billy Lynn – Un giorno da eroe, un film che ha tutto il fascino di un’opera non perfetta, ma onesta, diretta e particolarmente coraggiosa, sul piano del contenuto, della struttura e della sperimentazione di tutte le potenzialità narrative delle nuove tecnologie.