All’interno del panorama italiano degli ultimi vent’anni, i Manetti Bros. sono delle autentiche mosche bianche: fin dal loro esordio nel 2000 con Zora la Vampira, i due registi romani sono da sempre fieri sostenitori di un certo modo di fare cinema (e televisione) debitore delle gloriose produzioni di genere low budget nostrane degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, diventate poi col tempo opere cult in tutto il mondo. Dall’horror alla fantascienza passando per la commedia e il poliziesco (con cui sono diventati famosi, grazie alla serie TV Rai L’Ispettore Coliandro), Antonio e Marco Manetti hanno dato prova di essere degli autori camaleontici ma allo stesso tempo coerenti con il loro stile; per questo motivo c’era grande curiosità attorno ad Ammore e Malavita, film in concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che segna il loro debutto nel musical e che uscirà nello nostre sale il 5 ottobre, distribuito da 01 Distribution.
Ammore e Malavita racconta la love story tra un sicario della camorra e una giovane infermiera.
I protagonisti della pellicola sono due personaggi apparentemente molto diversi tra loro: da una parte troviamo Ciro (Giampaolo Morelli), un killer al servizio del boss della camorra don Vincenzo (Carlo Buccirosso) e della moglie donna Maria (Claudia Gerini) mentre Fatima (Serena Rossi) è un’infermiera precaria piena di vita. Sembra che non possa esistere un legame passato tra i due e invece scopriamo che le cose stanno in modo diverso: una notte Fatima si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato e Ciro riceve l’ordine di eliminare la giovane (la cui unica colpa è aver visto troppo) ma, quando si trovano faccia a faccia, si riconoscono e ritorna di fiamma un amore che non si è mai spento dai tempi della loro adolescenza. Questo però comporterà molti problemi al nostro sicario.
I Manetti, giocando con i generi e il metacinema, confezionano il loro miglior film.
Dopo il successo dello scorso anno di La La Land, torna in concorso alla Mostra un musical ma questa volta ci troviamo in tutt’altro territorio: la vera forza di Ammore e Malavita è quella di non prendersi mai troppo sul serio e questo lo si capisce fin dalla prima scena. L’opera si ispira chiaramente al musicarello napoletano anni Settanta e Ottanta (che ha reso celebri personaggi come Nino D’Angelo e Mario Merola) però i due registi romani reinterpretano il genere a modo loro in maniera originale e divertentissima giocando con i suoi cliché e con il suo stile orgogliosamente kitsch. Oltre a questo, i Manetti non rinunciano al loro tocco citazionista: continui sono infatti i richiami cinefili a pellicole che hanno segnato l’immaginario collettivo come ad esempio la saga di 007, Matrix e gli action di John Woo. Riuscire ad intrattenere per 130 minuti, per lo più con un musical, era un’impresa non semplice ma Ammore e Malavita fila via liscio come l’olio, grazie alle splendide trovate comiche sparse in tutto il film (alcune scene sono già instant cult) e alle musiche del collaudati duo Pivio e Aldo De Scalzi (collaboratori storici dei Manetti Bros.). Da sottolineare anche le scelte di casting: i bravissimi Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Carlo Buccirosso tornano al servizio dei due autori dopo il successo di Song’e Napule mentre la new entry Claudia Gerini è straordinaria nel ruolo di donna Maria, una brillante first lady del crimine dalla grande passione per il cinema (lei e Buccirosso sono una splendida coppia comica).
Ammore e Malavita ha tutte le carte in regola per essere amato dal pubblico: dopo tanti anni, finalmente anche Marco e Antonio Manetti hanno ottenuto il riconoscimento che meritavano.