Il Libro delle Soluzioni segna il ritorno sul grande schermo del regista francese Michel Gondry. Presentato alla Quinzaine des Cinéastes del 76 Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma, il film è stato distribuito nelle sale italiane a partire dall’1 novembre da I Wonder.
Il cineasta d’Oltralpe non realizzava un lungometraggio da 8 anni, e cioè da Microbe e Gasoline del 2015. Conosciuto ai più per l’apprezzatissimo Se Mi Lasci Ti Cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) con Jim Carrey e Kate Winslet, Gondry ha sviluppato uno stile e una regia unici nel loro genere, basati su un compromesso tra artigianalità e tecnologia, in cui l’editing assume un ruolo fondamentale.
Ne Il Libro delle Soluzioni – come in Be Kind Rewind – il montaggio diventa l’espediente e il linguaggio con cui il protagonista comunica con il mondo esterno e rappresenta quel principio creativo e inesauribile che contribuisce a fare diventare l’immaginazione realtà.
IL LIBRO DELLE SOLUZIONI: UNA GUIDA PER LAVORARE CON L’IO CREATIVO
“Il fallimento è una sequenza di soluzioni intervallate da problemi. Il successo è una sequenza di problemi, intervallati da soluzioni”. Su questo assunto si struttura la storyline principale del film di Michel Gondry, in cui il protagonista è un giovane regista che all’apice del suo successo commerciale decide di dedicarsi ad un progetto indipendente, non incontrando il favore dei suoi produttori.
Il Libro delle Soluzioni inizia in una sala di montaggio, ricolma di fili ingarbugliati, videoregistratori e televisori, quando il protagonista Marc Becker – interpretato da Pierre Niney – sceglie di contrastare le idee della produzione e rimontare il film con il suo staff, lontano dalla città e dalle influenze del marketing. Marc fugge così verso l’Occitania, portando con sé i suoi collaboratori più stretti: la montatrice Charlotte (Blance Gardin) e l’assistente di produzione Sylvia (Frankie Wallach). Marc è intenzionato a rimontare e creare la colonna sonora del film a casa della zia Denise (Françoise Lebrun) che vive in un paesino di campagna nelle Cevenne. Completamente isolato, il gruppo di lavoro dovrà fare i conti con una serie di situazioni critiche ma soprattutto con l’imprevedibile carattere di Marc.
NE IL LIBRO DELLE SOLUZIONI LA SFIDA STA NELLA RICERCA DI SOLUZIONI CREATIVE
Un film da rimontare e un gruppo da tenere unito, le sfide lavorative del protagonista Marc dovrebbero essere sufficienti a stabilire lo script del film, ma la particolarità di Gondry sta da sempre nell’aumentare gradualmente il livello di interazione umana, empatia, creatività dei suoi personaggi. Così anche ne Il Libro delle Soluzioni lavora su questi piani narrativi, intrecciando il flusso creativo a volte sconclusionato di un protagonista decisionista con le difficoltà che si incontrano nella delicatissima fase di montaggio e post produzione di un film.
Marc e la sua troupe si troveranno ad affrontare ogni giorno sfide al limite del grottesco, scontrandosi con una realtà di campagna dove persino andare al supermercato diventa una corsa ad ostacoli. I protagonisti faranno molto più di questo, riuscendo a risolvere problemi con soluzioni pratiche, anche se a volte potrebbero sembrare prive di senso. Così un vecchio camion in disuso diventa una stazione mobile di montaggio (un “camiotage” come lo chiama il protagonista Marc), un’orchestra di paese realizza la base per una colonna sonora che riuscirà a convincere persino artista internazionale e un film che il regista stesso si rifiuta di guardare diventa un’opera collettiva. Ne Il Libro delle Soluzioni non esiste il concetto di impossibile, perchè da ogni pagina bianca si può generare qualcosa di nuovo che trova la bellezza nel suo stesso essere.
IL RITORNO DI MICHEL GONDRY
Il Libro delle Soluzioni appare come un film estremamente stratificato, dove i piani lavorano costantemente in un contrasto emotivo, tra rabbia e gioia, ironia e un pizzico di cattiveria, nuove amicizie e delusioni cocenti. Contrasto che caratterizza, in fondo, la vita di tutti i giorni. L’autoironia che il regista inserisce in tutta la scrittura, contribuisce a sdrammatizzare anche i punti più dolorosi della vita di Marc, mentre si concedono ampi spazi ai ricordi e alle emozioni.
Il tratto più autobiografico si ritrova nella relazione tra Marc e Denise, un omaggio del regista a sua zia Suzette, a cui è dedicato il film. Gondry inoltre ha girato Il Libro delle Soluzioni nella vera abitazione di campagna della zia, in cui da ragazzo trascorreva le estati. Il regista inoltre esprime posizioni piuttosto critiche, dove gioca molto di autoironia, sul contrasto tra produzione standardizzata ed esaltazione del successo e al contrario la ricerca costante di un flusso creativo reale, dove l’autore è libero di esprimere ciò che poi diventa la sua arte, la sua forma di comunicare con il mondo esterno. Michel Gondry, dopo qualche insuccesso creativo, torna a confermarsi un autore libero e anticonformista, capace di intrattenere e far riflettere allo stesso tempo, dotato di una poetica incredibilmente tangibile che emerge pienamente ne Il Libro delle Soluzioni.