Il Miglio Verde (The Green Mile), film cult del 1999, dimostra che a volte la ricetta del successo può essere ripetuta. Questo dramma carcerario a tinte soprannaturali, infatti, ha moltissimo in comune con un altro titolo dello stesso regista, e pur mantenendo una perfetta autonomia va a comporre un dittico perfetto con un’opera di cinque anni prima: Le Ali della Libertà (Shawshank Redemption).
IL MIGLIO VERDE E IL DITTICO COL CAPOLAVORO LE ALI DELLA LIBERTÀ
Entrambi i film sono di Frank Darabont, che proprio con la pellicola del 1994 aveva esordito in modo folgorante sul grande schermo. Il film con Tim Robbins, infatti, pur avendo risultati modesti al botteghino ricevette 7 nomination agli Oscar (senza portare a casa nessun premio; era pur sempre l’anno di Pulp Fiction e Forrest Gump) e, soprattutto, divenne un instant classic. Con entusiasti estimatori come il decano della critica mondiale Roger Ebert o Quentin Tarantino, finì addirittura per essere celebrato come uno dei migliori film nella storia del cinema.
STEPHEN KING E FRANK DARABONT, UN SODALIZIO VINCENTE
Il Miglio Verde (The Green Mile), proprio come Le Ali della Libertà, è un dramma carcerario tratto dalla penna di Stephen King. Ispirato dall’omonimo libro del 1996 (come il precedessore era tratto da un racconto della raccolta Stagioni Diverse), il film riflette sulle contraddizioni e le ingiustizie del sistema detentivo, portando in quel microcosmo di violenza e disperazione una luce di buoni sentimenti e speranza.
DI CHE PARLA IL MIGLIO VERDE? LA TRAMA DEL FILM
La storia è ambientata ai tempi della Grande Depressione e si svolge nella braccio della morte (noto anche come ‘il miglio verde’) di una prigione della Louisiana. John Coffey, un afroamericano la cui imponente stazza metterebbe in soggezione chiunque, è condannato ingiustamente a morte per dei crimini che non ha commesso. L’uomo, a dispetto del proprio aspetto, ha però un’indole estremamente gentile e, soprattutto, doni soprannaturali da guaritore.
L’impatto che la sua presenza avrà su guardie e detenuti del penitenziario di Cold Mountain, così come il rapporto di rispetto e amicizia che si verrà a creare tra il prigioniero e l’agente carcerario Paul Edgecomb, apriranno una breve e indimenticabile stagione di ‘rinascita’ in quel luogo di disperazione, che sarà però interrotta dal freddo richiamo dell’ingiustizia.
IL MIGLIO VERDE, FRANK CAPRA E IL ‘TALL TALE’
Lo stile registico e di scrittura di Darabont, al suo secondo lungometraggio cinematografico, si confermano coerenti, eleganti e debitori del grande cinema classico. Nello specifico, il riferimento principale appare ancora una volta essere Frank Capra (La Vita è Meravigliosa). È infatti un particolare tipo di racconto molto caro alla letteratura americana e al cinema di Capra, il tall tale, a riecheggiare tra le inquadrature de Il Miglio Verde (The Green Mile). Un racconto edificante, profondamente radicato nella realtà e che però se ne discosta per alcune studiate esagerazioni.
IL MIGLIO VERDE: TOM HANKS, MICHAEL CLARKE DUNCAN E NON SOLO
Come accadde un lustro prima per Tim Robbins e Morgan Freeman, anche qui sono attori straordinariamente dotati e magnificamente diretti a contribuire in modo decisivo al risultato finale. Dal canto suo Tom Hanks (che, ricordiamo, nello stesso anno è sugli schermi anche col seminale Forrest Gump) è, come quasi sempre nella sua carriera, il volto perfetto dell’America buona, ragionevole e accogliente.
Il sorprendente Michael Clarke Duncan, al suo primo ruolo importante, rivela invece per la prima volta un’impressionante gamma espressiva (riconosciuta dalla nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista). Intorno a loro, Darabont mette quindi un corredo di caratteristi e interpreti di minore fama, le cui performance validissime sono però fondamentali nel creare l’affresco collettivo in cui si muove la storia.
LA SPIEGAZIONE DEL SIGNIFICATO FINALE DE IL MIGLIO VERDE
Il Miglio Verde (The Green Mile), in conclusione, è un film sì a tratti ruffiano e ricattatorio – come lo sono tutte le storie un po’ retoriche nelle quali sono proposti personaggi e situazioni con cui è impossibile non empatizzare – ma lo è con grazia ispirata.
Il gioco dei contrasti tra il male e il bene è ovviamente il cuore dell’opera. Il braccio della morte diventa un luogo di meraviglie; un improbabile teatro nel quale tra guardie e ladri si nascondono mele marce e agnelli sacrificali. L’ingiustizia irrimediabile, qui sposata a un’evidente denuncia del razzismo, pesa come un macigno in un contesto che però riscalda anche il cuore con la promessa del riscatto, della purezza e della bontà.
IL MIGLIO VERDE, IL BLU-RAY 4K UHD
L’elemento del portentoso e del metafisico porta il racconto su un piano diverso dal suddetto Le Ali della Libertà, eppure le due opere condividono innegabilmente lo stesso DNA, senza però che la seconda risulti meramente derivativa. Il Miglio Verde (The Green Mile) è a detta dello stesso Stephen King il più fedele adattamento cinematografico di una sua opera, e ora l’uscita di una nuova edizione steelbook blu-ray + blu-ray 4K UHD Warner Bros Home Video rappresenta un’ottima opportunità per riscoprire un grande film che, ad anni di distanza, è troppo spesso sottovalutato.