La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), miniserie TV horror-thriller in otto episodi disponibile in streaming su Netflix, segna il ritorno di Mike Flanagan (Hill House), regista e sceneggiatore ormai considerato un maestro del dramma horror. Libero adattamento dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, di cui recupera anche lo stile, lo show scava negli orrori della contemporaneità per attualizzare il significato del materiale d’origine.
THE FALL OF THE HOUSE OF USHER: FLANAGAN RILEGGE POE IN CHIAVE CONTEMPORANEA
Poe, noto come autore ‘di genere’ ma paradossalmente molto versatile, è emblema di un’estetica del perturbante e del macabro che porta con sé tutto un immaginario pre-romantico a tinte gotiche. I racconti dello scrittore americano sono improbabili e, in fin dei conti, non così tanto legati al soprannaturale, quanto a una conoscenza incerta e mutilata dell’essere umano, dei suoi limiti biologici e dell’improbabilità di definire il confine fra vita e morte, fra naturale e innaturale, fra realtà e paranoia.
È proprio da questi elementi che, amplificati da generose dosi degli stilemi tipici di Mike Flanagan e da accennate suggestioni freudiane, prende forma La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), capitolo finale della consolidata collaborazione la piattaforma streaming di Hastings e il regista e sceneggiatore di Salem – ora legato a un’esclusiva con Prime Video.
DI COSA PARLA LA NUOVA SERIE TV DI FLANAGAN? LA TRAMA DI THE FALL OF THE HOUSE OF USHER
Roderick Usher (Bruce Greenwood) è un magnate dell’industria farmaceutica, emblema indiscusso del self-made man americano. Quando i suoi cinque figli inizieranno a morire uno dietro l’altro alla presenza di una misteriosa donna (Carla Gugino), l’uomo si rintanerà in preda al dolore nella vecchia casa materna. L’investigatore Auguste Dupin (Carl Lumbly) si presenterà però alla sua porta per indagare, portando alla luce la spirale di menzogne e corruzione che ha sancito l’ascesa (e la caduta) della casa degli Usher.
COSA C’É VERAMENTE DI POE IN THE FALL OF THE HOUSE OF USHER?
La presenza di Poe è da sempre rintracciabile sia in forma diretta che indiretta nel lavoro di Flanagan. In questo caso il rimando è esplicitato sin dal titolo: La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) è infatti un racconto breve di Poe edito per la prima volta nel 1839. Tuttavia, l’impianto narrativo non si regge su quella narrazione di poche pagine, ma la utilizza come soggetto principale per mescolare storie diverse provenienti dalla produzione di Poe e contenute ne I Racconti del Mistero.
Non a caso, i titoli degli episodi coincidono con quelli dell’opera di Poe: Lo Scarabeo d’Oro, Il Corvo, Il Pozzo e il Pendolo, I Delitti della Rue Morgue. Lo stesso Dupin, protagonista degli horror polizieschi di Poe, ha un ruolo fondamentale nello svolgimento della trama in quanto personaggio trasversale all’intera miniserie.
FLANAGAN SCEGLIE POE: UN’IDEA PREVEDIBILE
La scelta di arrivare a un libero adattamento di varie opere di Edgar Alla Poe è quindi una delle più naturali nella filmografia Flanagan. Questo non significa che La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) sia un prodotto scontato, poiché anzi l’abilità del regista di intersecare le trame dei diversi racconti di Poe in un’unica narrazione ne fa un lavoro assolutamente meritevole di attenzione.
Conoscendo i precedenti del Flanagan e la sua passione per i vecchi manieri e il gotico, non c’è dubbio che Poe sia una scelta calzante e forse meditata da tempo. Su questa scia, anche The Haunting of Hill House (2018) era basato su un romanzo di Shirley Jackson, così The Haunting of Bly Manor (2020) su un’opera di Henry James.
Una passione per il gotico che è un file rouge di diverse delle opere di Flanagan. Tutti lavori in cui il regista inserisce ricorsivamente i suoi attori feticcio, come Carla Gugino (Roadies), Henry Thomas (E.T.) e la moglie Kate Siegel (Oculus). In La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), tra tanti volti noti, spicca la ‘new entry’ Mark Hamill (il Luke Skywalker di Star Wars), che eccelle nell’interpretazione di un personaggio tanto sinistro quanto surreale.
LA PAURA DELLE CASE INFESTATE: LA FILMOGRAFIA HORROR AMERICANA
La “caduta della casa” cui fa riferimento il titolo, per come espressamente raccontato da Poe, è un’espressione dalla bivalenza semantica con due referenti: la casa in senso fisico (il luogo in cui si abita) e la casa intesa come casata (insieme di generazioni). In un climax ascendente, il racconto La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) descriveva al lettore contemporaneamente il crollo del vecchio maniero degli Usher e la morte degli ultimi due discendenti della dinastia. Operazione che grosso modo Flanagan ripete nella miniserie.
Quello della casa è un topos ricorrente dell’horror statunitense. In senso letterale – perché vediamo sempre vecchi manieri abbandonati, infestati, spesso costruiti su antichi cimiteri – e in senso figurato – perché quello della casa infestata è un genere narrativo. La serie Netflix in questione è anch’essa basato su questo binomio, così come lo era il racconto di Poe, ma trova radici ben più profonde nell’inconscio collettivo del popolo statunitense.
CASE INFESTATE E FANTASMI: IL SENSO DI COLPA DI UNA NAZIONE
Sia il gotico, sia l’horror, sia il dramma riescono a piegare l’archetipo della casa infestata a espressione inconscia di un tema sociale e politico che gli USA e i suoi cittadini conoscono bene. La grande e bella casa americana, frutto delle fatiche dell’uomo di successo fattosi da solo, è un luogo di potere che custodisce un oscuro segreto. Le fondamenta del benessere statunitense sono infatti radicate nello sfruttamento e nel genocidio di altre popolazioni autoctone e non (si pensi all’epurazione dei nativi americani come al fenomeno dello schiavismo).
LE STORIE DEI FANTASMI
La casa parla, racconta una storia alternativa, dimenticata, fondata su sangue e morte. La dimora, così come una casata milionaria, è fondata su processi nascosti che celano distruzione, sofferenza, fantasmi.
Non è un caso che in La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) Roderick Usher riveli a Dupin che i fantasmi dei figli lo perseguitano perché ognuno di loro vuole raccontare la propria storia. Di fatto, l’impianto narrativo di ogni episodio si regge sulla confessione di Roderick a Dupin in un intreccio che combina flashback più lontani e più recenti nel tempo. Meccanismo tipico della sceneggiatura di Flanagan che permette allo spettatore di costruire il nesso grazie a un combinarsi di micro-narrazioni sincroniche e diacroniche rispetto agli eventi narrati.
PERCHÉ ASCOLTARE I MORTI?
Anche in The Haunting of Hill House e ancora di più The Haunting of Bly Manor le case erano infestate da spiriti (stessa cosa per la prima stagione di American Horror Story). Quello della ghost story è un altro topos ricorrente. La casa vuole farsi ascoltare attraverso la voce di chi l’ha vissuta. Del rapporto tra desiderio e fantasma ne avevamo parlato nella recensione di The Haunting of Bly Manor. Qui, in riferimento al neo-gotico americano il fantasma si mostra ancora alla luce dell’interpretazione psicoanalitica, come “ritorno” del rimosso.
Un rimosso individuale, familiare, collettivo. I fantasmi raccontano altre storie, portano le loro voci come contro-narrazioni rispetto a quella che è la versione ufficiale, abbellita e narrata agli occhi del mondo. In questa nuova concezione dell’horror e del fantasma esiste una profondità legata alla necessità di ascolto. Non ci sono più scaccia-fantasmi, ma personaggi che prendono atto della loro visione parziale e che hanno bisogno di ascoltare la voce del rimosso, del senso di colpa per redimere il loro passato – proprio come Roderick Usher in La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher).
LA TOPOGRAFIA DEGLI ORRORI IN THE FALL OF THE HOUSE OF USHER
Da questo nervo principale si dirama, come una pianta infestante, l’insieme dei temi che collegano Poe a Flanagan: la famiglia, la morte, la paura della morte, il delicato confine con la vita, la claustrofobia, il simbolismo macabro, la paranoia, l’isteria, il decadimento, la decomposizione.
Temi universali, storie senza tempo che trovano nell’abilità di Flanagan una ri-contestualizzazione agghiacciante. Questo per due motivi: una di ordine autoriale, perché Flanagan manovra bene l’horror in tutti i suoi lavori (seppure qui ci sia una maggiore tendenza allo splatter) mantenendo comunque un gravitas nell’impianto narrativo; una di ordine storico, perché vengono qui demistificati e denunciati apertamente i problemi contemporanei.
TRAME OTTOCENTESCHE PER DILEMMI CONTEMPORANEI
La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) mette in luce, a volte in maniera fastidiosamente esplicita, a volte con dialoghi di uno spessore disarmante, temi come il denaro, la mercificazione, il controllo, il potere mediatico, la discriminazione di genere. Flanagan è chiaro nella sua ampia denuncia sociale: dallo sfruttamento animale alla manipolazione delle masse, dalle grandi industrie farmaceutiche a opportunità e minacce dell’Intelligenza Artificiale.
L’ultima serie Netflix di Flanagan nel suo tracciare i rapporti inter-generazionali arriva anche a toccare temi di bioetica in merito alla responsabilità asimmetrica tra vecchie e nuove generazioni alla luce dei nuovi poteri. Tuttavia, famiglia e morte rimangono i temi centrali che Flanagan connette abilmente sin da The Haunting of Hill House e che traspone in tutte le sue opere, inclusi Midnight Mass (2021) e The Midnight Club (2022).
Guardando La Caduta della Casa degli Usher (The Fall of the House of Usher) si vive insieme un senso di terrore e di commozione. Entrando nella casa degli Usher edificata da Flanagan, si ha l’impressione, per dirla con Poe, di “respirare un’atmosfera di dolore. Un senso di tetraggine greve, profonda, irriducibile”. E non vi è dubbio che, nel rendere queste sensazioni, il cineasta statunitense manifesti la sua abilità dal trattare quei temi con una profondità commovente, a discapito del pregiudizio sul genere horror. Proprio come avrebbe fatto Poe.