Quel Giorno Tu Sarai (Evolution) segna il ritorno dietro la macchina da presa del regista ungherese Kornél Mundruczó dopo il bellissimo Pieces of a Woman. Presentato in anteprima italiana come apertura del Trieste Film Festival 2022, è disponibile in DVD CG Entertainment.
Dopo il successo planetario del film Netflix con Vanessa Kirby, premiato a Venezia 77 e candidato all’Oscar, Mundruczó prende una direzione produttivamente molto diversa. Anche in questo caso, però, la sceneggiatura è firmata da Kata Wéber (che peraltro proprio con Mundruczó nel 2017 aveva co-sceneggiato Una Luna Chiamata Europa) e tra i produttori esecutivi figura Martin Scorsese.
QUEL GIORNO TU SARAI: KORNÉL MUNDRUCZÓ E TRE GENERAZIONI PER RACCONTARE L’EREDITÁ EBRAICA
Già presentato allo scorso Festival di Cannes, nella nuova sezione Cannes Première, Quel Giorno Tu Sarai (Evolution), racconta la storia di tre generazioni di una famiglia ebrea; dai tempi del campo di concentramento fino ai giorni nostri. Tre protagonisti per tre storie solo apparentemente diverse. Una nonna, una madre e un nipote portano sulle spalle il peso delle loro origini, in un’Europa contemporanea e poco avvezza all’inclusione e alla diversità.
I segreti di una famiglia si rivelano lungo tutto lo svolgimento del film: una nonna, nata per miracolo ad Auschwitz e cresciuta senza padre; una figlia alla ricerca dei documenti che attestino le sue origini ebraiche e un nipote alle prese con la vita quotidiana, tra amore, bullismo e la costruzione di una sua propria identità.
LA LIBERAZIONE DALL’EREDITÀ DEL TRAUMA
Ed è l’indagine dell’identità la tematica fondante della nuova pellicola di Mundruczó e Wéber; un concetto manipolabile e difficilmente definibile che viene trattato nel film con maturità e grande consapevolezza. Non solo: Quel Giorno Tu Sarai (Evolution) ci parla anche di trauma e di come la trasmissibilità di generazione in generazione ne rappresenti il motore per la liberazione.
È la nonna la prima a sostenere che si voleva essere ebrei quando non si poteva e oggi si fa di tutto per nascondersi. Un personaggio forte, estremamente credibile che dona agli spettatori un insolito punto di vista sull’argomento. Sarà poi suo nipote Jonas a portare a compimento la storia: si innamorerà di una ragazza musulmana, anch’ella alla ricerca di un’identità lontana dalle imposizioni tradizionali della famiglia. Questi due giovani personaggi, con la loro forza di ribellione, diventano l’ideale superamento dei pregiudizi etnici e religiosi di cui ancora oggi l’Europa è pervasa.
UNA STORIA VERA COME PUNTO DI PARTENZA DI UN FILM TRAVOLGENTE
Filmicamente, il film è sostenuto da una regia solida, a tratti dura e avvincente. La fotografia di Yorick Le Saux si mostra mutevole e folgorante. La sceneggiatura prende spunto dalla storia vera della famiglia di Kata Wéber, la cui madre possiede davvero cinque certificati di nascita tutti falsi, donando al film quel tocco di autenticità totale già ampiamente presente anche nell’opera precedente Pieces of a Woman. Come al solito Mundruczó dice molto senza dire tanto e, nuovamente aiutato dalla forza vitale del teatro, crea un’opera matura e appassionante, un film travolgente e universale che non lascerà indifferenti i suoi spettatori.