Due (titolo originale Deux), lodevolissima produzione franco-belga disponibile in DVD CG Entertainment, segna il sorprendente esordio alla regia di lungometraggio di finzione dell’italiano Filippo Meneghetti. Con soffuse luci dorate a far da sfondo, il film narra un amore maturo vissuto con passione adolescenziale: intenso, travolgente e complicato. Rifiutando qualunque cliché, il regista porta sullo schermo una storia che lo spettatore non potrà fare a meno di percepire come autentica. Un lungometraggio dolce e delicato, che scalda il cuore senza scadere mai nel melenso.
DUE DONNE MATURE AFFRONTANO LE DIFFICOLTÀ DI COPPIA
Madeleine (Martine Chevallier) e Nina (Barbara Sukowa) abitano sullo stesso pianerottolo, sono in pensione e si amano. Apparentemente nulla di più semplice, ma in realtà già dalle prime sequenze lo scenario si complica: Nina vorrebbe trasferirsi a Roma e vivere lì la sua vecchiaia con la donna che ama. Madeleine però, pur condividendo il suo sogno, non riesce ad affrontare i due figli a cui ha tenuto nascosto questo amore per quasi vent’anni. Il sottile equilibrio su cui si regge la relazione tra le due donne sarà sconvolto da un evento improvviso.
FILIPPO MENEGHETTI DIMOSTRA IN DUE UNA SENSIBILITÀ NON COMUNE
Nonostante in Due Meneghetti scelga di rappresentare un amore omosessuale, la pellicola va ben oltre la trattazione dell’argomento specifico senza affrontarlo, come tanti altri film, con un taglio socio-psicologico. L’opera si concentra infatti sulle difficoltà di un amore clandestino, complicazioni che non sono legate tanto alla tipologia della relazione ma alle dinamiche del rapporto stesso. Mentre le inquadrature scorrono sullo schermo infatti si ha la netta sensazione che il regista avrebbe messo in scena il lungometraggio allo stesso modo anche se, al posto di Nina, ci fosse stato un anziano e affascinante signore: tale parità, che il regista sembra dare per scontata, ha il merito di non dover ulteriormente sviluppare una tematica ormai sdoganata.
A fare dell’esordio di Filippo Meneghetti un ottimo prodotto non è soltanto però il suo approccio progressista ma anche le intense interpretazioni delle protagoniste: in un lungometraggio dove il silenzio lo fa da padrone, le attrici riescono ad esaltare la loro indubbia capacità espressiva; mentre le interpreti sono impegnate ad esprimere l’inesprimibile soltanto con uno sguardo, l’autore italiano costruisce loro uno sfondo dall’estetica tanto curata da sembrare quasi poetica. Una non trascurabile ricerca caratterizza le inquadrature, le luci e il sonoro del film, in grado di accompagnare lo svolgimento della narrazione senza mai essere predominanti rispetto alla storia ma contribuendo a creare un’opera non solo ricca di contenuti ma anche estremamente piacevole da guardare.