I film biografici tendono spesso ad essere piuttosto noiosi. Se poi prendiamo in esame la storia vera di Tonya Harding, una donna semplice sottovalutata da tutti, vessata psicologicamente e fisicamente dalla madre e oggetto di continua violenza da parte del marito, il rischio che la trasposizione della storia sfoci in un dramma indigeribile è altissimo.
Si dà però il caso che la Harding si sia guadagnata il diritto di vedere la sua vita trasposta al cinema per ben altri motivi: l’America ha infatti imparato a conoscere il suo nome dapprima come pattinatrice su ghiaccio di straordinario talento, poi in relazione all’aggressione in cui suo marito ruppe il ginocchio alla sua principale rivale alle Olimpiadi.
PIÙ CHE UN BIOPIC, UN’APPASSIONANTE BLACK COMEDY
Il colpo di genio del regista Craig Gillespie è quello di riuscire nell’ardua impresa di trovare il giusto tono per la pellicola. Il cineasta, che da un po’ non collezionava titoli memorabili, si fece conoscere nel 2007 con il bellissimo Lars e Una Ragazza Tutta Sua, in cui ritraeva con grande delicatezza e ironia il disagio mentale di un goffo e bravissimo Ryan Gosling che si fidanzava con una sex doll.
Come allora, anche in I, Tonya l’australiano sceglie di affrontare tematiche delicate ma prendendole di petto e alleggerendole con una scrittura ironica e paradossale (qui è fondamentale la penna di Steven Rogers, sceneggiatore di Kate & Leopold), mentre il vivace montaggio di Tatiana S. Riegel fa il verso all’ormai imprescindibile lavoro della sua collega Thelma Schoonmaker per The Wolf Of Wall Street.
Il risultato è un racconto in cui l’inaccettabile violenza di chi orbita intorno alla protagonista non solo non è edulcorata, ma è mostrata in tutta la sua crudezza, ma dove i ritmi serrati, l’alternarsi di flashback e flashforward, l’abbattimento della quarta parete e il dissacrante voice over onnisciente della protagonista contribuiscono a relativizzare il tutto e a far muovere rapidamente la macchina narrativa verso quell’aggressione che è il naturale punto d’arrivo della pellicola.
UNA RAGAZZA ORGOGLIOSAMENTE ROZZA CHE SI DISTINGUE PER BRAVURA IN UN MONDO DI PRINCIPESSE
Il talento tecnico della pattinatrice Tonya Harding era difficile da ignorare: prima americana a tentare (e completare con successo) un triplo axel, sin dalla più tenera età aveva manifestato una naturalezza nel volteggiare sul ghiaccio che lasciava esterrefatto ogni osservatore. Eppure la sua estrazione sociale a dir poco modesta portava con sé conseguenze non trascurabili: dalle movenze sgraziate ai modi che definire spicci sarebbe riduttivo. Tonya era bravissima, ma faticava a trovare il consenso dei giudici perché l’America non voleva rispecchiarsi o essere rappresentata in una ‘bifolca’ di talento.
E proprio sulla volontà di riscatto di una giovane donna continuamente sminuita da tutti che fa leva lo script per appassionare da subito lo spettatore, e il confuso percorso che porta all’aggressione finale diventa in qualche perverso modo ‘comprensibile’, coerente con il mondo di individui che sono nati, sono cresciuti e hanno vissuto sempre circondati dalla violenza. Un mondo di ultimi che non sanno stare alle regole del vivere civile, perché le regole sono stati costretti a riscriverle continuamente.
IL RUOLO DELLA SVOLTA PER MARGOT ROBBIE
Il cast di I, Tonya offre performance impeccabili: Sebastian Stan (il Winter Soldier della Marvel) porta sullo schermo con grandissima naturalezza la banalità e l’ignoranza di un marito che percuote continuamente la consorte come fosse la cosa più normale del mondo, e una clamorosa Allison Janey (The West Wing, Mom, Masters of Sex) ritrae con mille sfumature la sprezzante genitrice della protagonista.
È però ovviamente Margot Robbie ad avere i riflettori puntati addosso, e non si lascia sfuggire la possibilità di sfruttare la complessità di un personaggio così ben scritto: la sua interpretazione sempre carica di energia ma mai eccessiva, sempre curata nei minimi dettagli e assolutamente verosimile tanto nei momenti più leggeri che in quelli più intensi segna un vero salto di qualità nella sua carriera.
In conclusione I, Tonya è un lavoro che racchiude l’essenza del grande cinema Hollywoodiano, con la sua inconfondibile capacità di confezionare prodotti per il grande pubblico all’insegna della qualità, magari anche osando.
Non un capolavoro, ma un film che non potrà che farvi uscire dalla sala soddisfatti. Nelle nostre sale dal 29 marzo.