Il Festival più importante che in Italia omaggia il cinema di genere diventa maggiorenne e continua a crescere: giunto alla sua 18° edizione, il TOHorror Film Fest – che si terrà a Torino dal 10 al 14 ottobre – da una parte conferma la sua attitudine indipendente e dall’altra costruisce un’offerta artistica decisamente ambiziosa che nulla ha da invidiare a rassegne più prestigiose. In un periodo in cui le tinte horror diventano mainstream (pensiamo solo alla vicenda di The Shape of Water) la scommessa degli organizzatori è stata ancora una volta quella di scavare ancora più in profondità nei territori inesplorati del cinema di genere contemporaneo e ampliare i propri orizzonti sia da un punto di vista geografico, sia da un punto di vista delle tematiche trattate. Insomma, la creatura del direttore artistico Massimiliano Supporta è multiforme e sa costruire una narrazione che intreccia le forme espressive più borderline con i conflitti del presente, spaziando fra diversi luoghi, costumi e scuole di pensiero.
Temi e numeri della rassegna
Questo approccio alla eterogeneità narrativa si riflette fin da subito nei numeri di questa edizione: quarantadue opere (13 lungometraggi 29 cortometraggi) provenienti da tutto il mondo (Messico all’Iran, dalla Francia all’Australia, dal Giappone a Cuba) quattro sezioni competitive (Lungometraggi, Cortometraggi, Animazioni e Sceneggiature) quattro incontri letterari, una masterclass, un concerto e uno spettacolo di magia (poteva mancare?). A fare da filo conduttore del programma di quest’anno (come da Manifesto del Festival) è la figura della strega che proietta nel presente i secoli di persecuzioni e torture nei confronti delle donne. Non è un caso che accada nell’anno #metoo ma anche nell’anno in cui lo sguardo femminile ha arricchito le produzioni horror e fantastiche (si pensi solo a Jennifer Kent). In questo senso il TOHorror Film Fest fa un ulteriore passo per avvicinare cinema di genere alle questioni di genere e sceglie coraggiosamente di riunire, per la prima volta nella sua storia, una giuria tutta al femminile.
Da tenere d’occhio fuori concorso…
Nel fitto programma della rassegna sono tante le cose da tenere d’occhio, ma alcune sono assolutamente da non perdere. Lo è innanzitutto il film fuori concorso che aprirà il Festival, Climax del visionario Gaspar Noé, già vincitore della scorsa Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Opera terrificante e stratificata che utilizza come veicolo narrativo la stregoneria e la centralità della danza, ma anche un viaggio visuale fatto di colori dominanti e che ricorderà a molti la famosa Accademia di ballerine di Suspiria. Sempre fuori concorso c’è Dog di Samuel Benchetrit, commedia nerissima definita come una “lontana parente” del Dogman di Garrone e che aveva spiazzato pubblico e critica a Locarno 70. Dal Sundance invece arriva il nostalgico Summer of 84 del trio canadese RKSS (Anouk Whissell, François Simard e Yoann-Karl Whissell, gli stessi registi dello straordinario Turbokid) che ci catapultano direttamente in atmosfere a là Goonies (o se volete, a là Stranger Things), ibridandole con la paura sempreverde per il serial killer.
… e in concorso
Anche in concorso ci sono delle vere e proprie chicche che non possono passare inosservate: c’è Pig, la nuova fatica di Mani Haghighi (quello di A Dragon Arrives!) che denuncia l’attuale politica Iraniana sulla censura con un tripudio di teste mozzate; c’è un esordio promettentissimo, quello del galiziano Andrés Goteira con Dhogs, opera che viaggia dalle parti del capolavoro di Leo Carax Holy Motors; c’è un altro esordio, questa volta con ambientazioni cubane, per Rudy Riverón Sánchez che con Is That You? che indaga il male quotidiano attraverso la stessa lente d’ingrandimento raggelante di autori come Haneke e Lanthimos. Ma su tutti il titolo da non perdere per nessuna ragione al mondo è Tigers Are Not Afraid di Issa López, favola messicana, oscura e commovente, con protagonisti una banda di ragazzini orfani alle prese con la violenza di strada. È uno dei titoli più attesi in assoluto (su Rotten Tomatoes ad oggi segna il 100% delle recensioni positive) e che già molti paragonano per forza espressiva e immaginario a un cult come Il Labirinto del Fauno di Guillermo del Toro. Nella lista dei desideri bisogna però appuntare anche One cut of the dead di Shinichirou Ueda, vero e proprio caso cinematografico dell’anno in giappone: uno sgangherata zombie-comedy girata e interpretata da perfetti sconosciuti che in patria ha incassato duecentocinquanta volte il suo micro-budget (20 milioni di dollari d’incasso contro 20 mila euro di costi) e che, dopo aver vinto il premio del pubblico, all’Udine Far East Film Festival, arriverà in Italia 7/8/9 novembre sotto il segno della Tucker Film.
Cortometraggi e incontri
L’Italia fa invece capolino nella sezioni cortometraggi. Da segnalare Birthday di Alberto Viavattene (già collaboratore di Paolo Sorrentino) e Twinky Doo’s Magic World con Guglielmo Favilla, attore già visto in Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott. Accanto agli italiani una serie di corti provenienti da tutto il mondo, tra cui un’opera made in USA, Pipe di Max Isaacson, storia post-apocalittica che si avvale della prova di Zoe Bell e Tracie Thoms, ovvero le due eroine spericolate di A prova di morte di Quentin Tarantino. E mentre la sezione animazioni propone, fra gli altri, le atmosfere alla Tim Burton di The Death, Dad & Son, di Denis Walgenwitz e Winshlus, altrettanto folto e vario è il cartellone offscreen con incontri dedicati alla letteratura, ai fumetti, ai videogames, alla musica e alle professioni del cinema.
Il programma completo del 18° TOHorror Film Fest si trova qui.