Correva l’anno 1950 quando l’allora trentottenne Michelangelo Antonioni firmava la sua prima regia con Cronaca di un Amore. Un film accolto subito con favore sia dal pubblico che dalla critica e che, a ben guardare, annuncia e in qualche modo racchiude la cifra che caratterizzerà anche in seguito la sua filmografia e la sua poetica.
Nell’opera, la cui versione restaurata è ora disponibile in blu-ray e DVD grazie a CG Entertainment e Surf/Film, il mondo appare quasi sempre sospeso, in attesa che i linguaggi tra gli umani definiscano situazioni, dinamiche, rapporti interpersonali. Ne esce una natura imperfetta e irrisolta che condanna molto spesso a una sostanziale solitudine. Se è vero che ognuno è ciò che comunica, Antonioni rovescia il concetto: i suoi personaggi comunicano ciò che sono e, attraverso loro, indaga sulla possibilità che la comunicazione possa essere strumento per prendere coscienza di sé e in qualche modo “misurare” le proprie potenzialità, il proprio modo di stare al mondo attraverso relazioni affettive e non.
CRONACA DI UN AMORE: UN PERICOLOSO TRIANGOLO AMOROSO PER L’ESORDIO DI MICHELANGELO ANTONIONI
Il film gira intorno a un torbido triangolo amoroso. Paola (Lucia Bosè) è una bellissima donna di Ferrara ed è sposata con Enrico Fontana (Ferdinando Sarmi) un ricco industriale di Milano e in età più avanzata rispetto alla giovane moglie. Enrico venuto a conoscenza di un precedente fidanzamento di Paola decide di rivolgersi ad un’agenzia investigativa per avere notizie della donna precedenti al loro matrimonio. Saprà così che la donna aveva avuto una relazione con Guido (Massimo Girotti), il quale in quel periodo era fidanzato con Giovanna, un’amica di Paola. Ma anche che i due smisero di frequentarsi dopo che Giovanna morì in seguito uno strano incidente cadendo lungo la tromba delle scale sotto gli occhi di Guido.
Paola e Guido si incontrano di nuovo a Milano e scoprono che anche dopo anni l’interesse e la passione si accendono di nuovo, nonostante sui due amanti aleggi ancora la morte di Giovanna e soprattutto l’inchiesta aperta dalla polizia che li aveva coinvolti e indagati ma poi scagionati. La loro frequentazione e il loro desiderio di riallacciare una relazione si scontra però con la presenza di Enrico Fontana. Cominciano quindi ad accarezzare l’idea che per eliminare il problema bisognerebbe eliminare la persona, e magari ucciderla. Ma le cose non sempre vanno come si sono prefigurate.
CRONACA DI UN AMORE, UN FILM SOTTOVALUTATO
Il primo film di Antonioni segna anche il passaggio dal neorealismo ad una nuova fase del cinema italiano. Una fase in cui l’indagine sui sentimenti si sposta da una cornice perlopiù popolare e popolana ad una borghese. Visto con gli occhi di oggi Cronaca di un Amore, oltre ad avere una valenza cinematografica eccellente, appare anche come un “documento” degli anni Cinquanta dal punto di vista del costume, della moda, ma anche urbanistico e architettonico.
La recitazione comincia ad essere meno enfatica e molto più fluida grazie anche alla bravura dei due protagonisti che incarnano i loro personaggi e ne interpretano molteplici colori e sfumature. Il lavoro di Massimo Girotti e di Lucia Bosè, che oltre alla sua bellezza intramontabile dimostra anche talento e una sensibilità spiccata, non era affatto scontato considerando che il film è un noir che non dà mai la possibilità allo spettatore di immaginare come siano andate veramente le cose o come andranno e lo tiene sempre sulla corda.
La regia di Antonioni, contrapponendosi alla “ruvidità” della storia, sceneggiata dallo stesso regista, è sempre molto morbida, scorrevole, “gentile” verrebbe da dire. Tecnicamente si affacciano nella filmografia italiana anche i piani sequenza, che, anche in questo caso, fanno di Antonioni un regista sempre moderno e attuale. Per queste ragioni Cronaca di un Amore è un titolo in fin dei conti sottovalutato, che visto col senno di poi non solo funziona ancora meravigliosamente ma si è arricchito di significati e stratificazioni.