Summer (titolo originale Leto), disponibile in DVD CG Entertainment, è il racconto dell’ascesa dei Kino, una seminale rock-band russa composta da Viktor Koj e Jurij Kasparjan formatasi a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1981. Fra dischi trafugati, ritratti di rock star americane e splendide sequenze musicali, Summer è un lunghissimo e magmatico affresco di un’epoca storica insensata, nella quale il tentacolare sistema di censura russo era pronto a stroncare sul nascere tutto ciò che era inviso al regime. Il film è infatti una metafora della condizione politica del suo autore, Kirill Serebrennikov, condannato agli arresti domiciliari e impossibilitato a partecipare alla prima del suo film all’ultimo Festival di Cannes, dove è stato presentato in concorso. Pensavamo che l’epoca della censura fosse finita, invece non è così.
SUMMER È UN LAVORO INTRISO DI MUSICA
Nel 2013 i fratelli Coen hanno girato uno dei loro film più belli e struggenti, quel A proposito di Davis che ha lanciato nel panorama mondiale Oscar Isaacs e ci ha fatto conoscere tanti pezzi folk e country di cui ignoravamo l’esistenza o che si erano persi nei decenni successivi alla loro uscita. La forza di quel film, nonché la sua cifra sperimentale, era il fatto che le canzoni venissero sempre suonate per intero: la musica non era il sottofondo della scena, bensì il contrario. Contava in particolare la musica.
In Leto succede lo stesso. Serebrennikov gira scene di concerto dentro un club, di jam sessions sulla spiaggia e di piccole esibizioni dentro le case e nei luoghi dove ci si può nascondere. Il grande scoglio, per noi occidentali, è proprio quello di confrontarsi con questa musica onnipresente, cantata in russo e di difficilissima ricezione. Ragion per cui saranno soprattutto i fan del genere a godere delle frequenti performance della band. Quando invece compare la grande musica internazionale, i classici come The Passenger di Iggy Pop o All the Young dudes nella versione di David Bowie, il film esprime tutto il suo potenziale. Tramite elaborati piani sequenza il regista immette nella vita quotidiana russa il sogno di libertà e di azione che viene espresso da questi testi. I protagonisti sognano di vivere un “perfect day” alla Lou Reed o di essere un viaggiatore come nel capolavoro di Iggy Pop.
Per questi giovani russi l’America era un sogno, una terra di libertà. Quando in una delle prime scene del film i protagonisti litigano sul treno con delle autorità russe, immaginano di poter picchiare e percuotere i poliziotti come se fossero degli “Psycho Killer”, per poi tornare nel mondo reale, fatto di repressioni.
SEREBRENNIKOV E LA QUESTIONE POLITICA
Sebbene la trama racconti dell’ascesa di una band e di un triangolo amoroso (fra il leader dei Kino, il loro produttore e sua moglie) è chiaro che l’intento di Serebrennikov sia di raccontare un’epoca che tutti speravamo fosse passata e che invece è ancora oggi in vigore. Va specificato che nella Russia degli anni ’80 non si rischiava la semplice distruzione dell’opera (come successe a Bertolucci con Ultimo tango a Parigi) ma addirittura il confino o l’arresto (sorte toccata proprio a Serebrennikov).
Il modo in cui il regista racconta questa tragedia, fra toni scanzonati e comici, momenti da “musical” in cui in un autobus le persone si mettono a cantare Iggy Pop e dischi che vengono trafugati, è la cosa più bella del film. Le persone si ritrovano per sentire Lou Reed e addirittura si passano i testi delle sue canzoni, trascritte da musicisti che nemmeno conoscono la lingua. In Leto si sente fortissimo il tema della musica come unica vera forma d’arte appartenente alla controcultura, come medium che racconta la bellezza di essere liberi e di poter passare una giornata “allo zoo a dar da mangiare agli animali”, come cantava Lou Reed.
Questo va ammirato di Summer: i loro protagonisti, realmente esistiti. Da sempre la cultura “underground” viene identificata con i concerti nelle cantine di Lou Reed o con le performance punk dei Sex Pistols in club nei quali ci si picchiava e si pogava durante i concerti. L’afflato rivoluzionario e “underground” ha però perso di forza nel momento in cui quelle correnti sono diventate commerciali e di largo consumo. In Russia, invece, come ci racconta Kirill Serebrennikov, esse sono rimaste marginali e pericolose: anche il più importante gruppo rock, come i Kino, si trovava a dover suonare confinato in un appartamento. Per questo Summer è realmente un film su un gruppo di emarginati, seppur di successo.
Forte di un azzeccato bianco e nero e formalmente ammirabile, Leto racconta in modo mai banale di un gruppo di personaggi eroici, molto più “underground” di icone come Lou Reed o i Sex Pistols. Con trenta minuti in meno (ottenuti tagliando qualche concerto) sarebbe venuto fuori un grandissimo film, più semplice per il pubblico occidentale e quindi migliore in ottica di una distribuzione internazionale. Ciononostante Summer rimane un lavoro eccellente, solido stilisticamente e influente politicamente.