Un peschereccio, una ricerca sul riscaldamento globale, vecchi esperimenti sovietici e creature mutate. Nel ghiaccio del mare di Bering prende le mosse Harbinger Down – Terrore tra i ghiacci, il primo lungometraggio di Alec Gillis, makeup designer e curatore degli effetti speciali di lavori come Aliens, Tremors e Cast Away su tutti, nonché dell’attesissimo It in uscita a Settembre.
Un peschereccio con a bordo ricercatori universitari recupera un enorme blocco di ghiaccio contenente i resti di un veicolo spaziale Russo. Da qui, come nella mitologia lovecraftiana, l’incontro con il terrore sconosciuto si consumerà in una terra ostile e di frontiera, mentre le divisioni geopolitiche passeranno in secondo piano dinnanzi al confronto con l’inumano. Muovendosi su un piano privo di pretese autoriali ma ricco di sincera passione per quel filone di horror fanta-scientifico che ha ne La Cosa di Carpenter (ma anche in Alien) un suo punto di riferimento, Harbinger Down – ora in home video grazie a Koch Media – è un prodotto decisamente godibile, ma solo a patto di accettarne la natura consapevolmente derivativa.
La coproduzione U.S.A-Russia ricalca lo scenario della pellicola, capace di porre le basi – a livello di sceneggiatura – per dilettevoli accenni a dinamiche da guerra fredda che si evolvono in una collaborazione forzata contro il nemico comune. Nonostante la premessa possa apparire fertile per offrire una lettura metaforica del presente, non ci sono velleità riflessive: la storia giunge proprio dove suggerito sin dall’inizio, regalando però un percorso che è il principale punto di forza del lavoro di Gillis. La decimazione dell’equipaggio, l’evoluzione della creatura e la crescente tensione tra i superstiti sono tutti topos di genere cui Harbinger Down – che fa della sua aderenza al classico il primario obiettivo – non ha alcuna intenzione di sottrarsi, eppure la realizzazione dell’azione (dalle morti dei comprimari alle apparizioni del mostro) riesce a colpire lo spettatore, la cui attenzione è a tratti provata dalla scelta di Gillis di procedere col pilota automatico.
Il requisito fondamentale per approcciare a una pellicola come Harbinger Down è quello di accettare le regole d’ingaggio di un prodotto pensato come un divertissement cinefilo, impossibile da immaginare sul grande schermo ma perfettamente adatto per l’ampio pubblico di estimatori delle pellicole di genere che trova nell’home video il suo canale.
Il volto del protagonista (il Lance Henriksen di Aliens e Terminator) regge con forza l’insieme, ma la regia, il sound design e addirittura il comparto degli effetti speciali rimandano a un’idea di cinema estremamente lontana dai canoni contemporanei. Una produzione dalla realizzazione ai limiti dell’artigianale ma proprio per questo in qualche modo affascinante, che non ha intenzione di prendersi sul serio e si consuma nei tempi adatti all’intrattenimento cui mira (1h e 22m).
Harbinger Down è un lungometraggio che sarà bollato come b-movie dal pubblico più generalista ma che, molto più attento a un citazionismo giocoso che al conseguimento di una forma convenzionale, potrà garantire a una nicchia di appassionati uno spasso casalingo onesto nel riconoscere i propri limiti.
In blu-ray Harbinger Down: tra i ghiacci un omaggio all’horror anni ’80 (recensione)
Arriva in home video una piccola produzione quasi artigianale che, tra citazioni lovecraftiane e practical effects, vuole omaggiare il cinema di Carpenter.