In questa edizione 2017 del Lucca Film Festival e Europa Cinema sono presenti, nel concorso lungometraggi, pellicole provenienti da tutto il mondo (dal Giappone alla Serbia passando per l’Argentina e il Messico, la selezione è davvero molto varia); un titolo molto interessante è sicuramente The Levelling, l’opera prima della giovane regista britannica Hope Dickson Leach presentata al festival in anteprima nazionale.
The Levelling è ambientato nella contea inglese di Somerset.
Clover (Ellie Kendrick) è una giovane laureata in veterinaria che, alla notizia del suicidio del fratello Harry, torna a casa nella fattoria di famiglia devastata dall’alluvione; non dandosi pace per questa morte improvvisa, la ragazza cerca di aiutare e confortare il padre Audrey (David Troughton) e da qui comincia il suo cammino alla ricerca della verità.
La pellicola è un bel dramma familiare sul rimpianto e sull’incomunicabilità.
Questo lungometraggio prodotto da BBC Films (indice della grande qualità di questo prodotto) è una sorta di rivisitazione della parabola del figliol prodigo in chiave thriller: la Dickson Leach, che ha curato anche la sceneggiatura di The Levelling, prende un family drama canonico e inserisce al suo interno alcuni elementi peculiari del giallo, in primis la costruzione della tensione (che nel film è gestita in maniera convincente nel corso degli 83 minuti di durata). A fronte di una prima parte introduttiva non perfetta che ha lo scopo di presentare i personaggi principali (i tempi in questo atto sono troppo dilatati), nella seconda metà la pellicola si riscatta aumentando progressivamente il ritmo narrativo in modo tale da raggiungere nel finale un climax davvero convincente. L’atmosfera plumbea della tipica campagna inglese serve per appesantire ulteriormente la vicenda della ragazza, che solo all’apparenza è il character positivo del film: nel corso di The Levelling infatti la regista inglese gioca con lo spettatore facendoci parteggiare per Clover (interpretata ottimamente da Ellie Kendrick, la Meera Reed di Game of Thrones), che accusa il padre di essere il maggior responsabile della morte del fratello (cosa a cui noi crediamo per gran parte del film) fino a quando la verità non uscirà fuori in tutte le sue sfaccettature, rivelando un passato pieno di incomprensioni che non ha fatto altro che accrescere i rimpianti dei protagonisti. La Dickson Leach, pur calcando troppo nella caratterizzazione del padre (non era necessario fargli dire una ventina di volte il termine “bloody” per presentarcelo come uno zoticone), compie un ottimo lavoro su Clover, un personaggio in realtà molto ambiguo e contraddittorio che si rivela essere, alla fine, un egoista ipocrita che fugge davanti ai problemi (il coniglio selvatico che appare diverse volte all’interno del film è un parallelismo non casuale); inoltre, per essere un’opera prima, l’autrice dimostra già di avere una discreta sicurezza dietro la macchina da presa: il suo stile asciutto ed essenziale è estremamente funzionale ad una storia dove gli sguardi e i silenzi sono addirittura più importanti dei dialoghi (come nelle migliori piecès teatrali).
Presentato già in anteprima mondiale all’edizione 2016 del Toronto International Film Festival, The Levelling dimostra come il cinema inglese emergente goda di ottima salute, grazie ad autori (e autrici) giovani che riescono a raccontare uno spaccato della società britannica senza risultare retorici o banali.