Lo scorso 30 agosto siamo usciti dalla sala, in compagnia di un altro migliaio di persone, presi dalla nostalgia e con le note di City of stars ancora in testa. Avevamo visto La la land di Damien Chazelle, uno dei migliori film e sicuramente il più importante, a livello di visibilità mediatica, dell’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Lo hanno visto e amato al Telluride film festival e lo hanno premiato, gli spettatori, con il People’s choice award al Toronto Film Festival. Il 9 dicembre è arrivato nelle sale americane riscuotendo un successo straordinario e a gennaio, invece, nel mese dei “film da Oscar” per eccellenza, nelle sale nostrane. La la land convince tutti; dai critici militanti più snob al pubblico più generalista. Convince per la sua qualità e ( probabilmente) convincerà per la sua quantità, ovvero per il grande incasso che promette di avere.
La la land è la quintessenza di Hollywood; il prodotto che tiene in sé il lato migliore di Hollywood e della grande mentalità americana, la Land of hopes and dreams che canta Springteen, la terra dove ad un giovane di trentuno anni vengono affidati 30 milioni di dollari per girare un film. Proviamo quindi a ripercorrere la storia di Chazelle e di uno dei film più attesi dell’anno.
Un inizio incerto
Quando Chazelle e Justin Hurwitz, compositore di Whiplash e La La land, quando ancora erano studenti ad Harvard, pensavano a un personaggio: un giovane Jazzista di Boston, malinconico e nostalgico, perso tra il presente e il passato. Nel 2009 questa idea confluì nel film di esordio di Chazelle. Con colonna sonora di Justin Hurwitz, attori non-professionisti e budget vicino a zero, Guy and Madeline on a Park Bench era una storia di amore romantica, raccontata tramite la musica e le coreografie in pieno stile “MGM”, dove il protagonista era, appunto, “Guy”, il jazzista da Boston.
Nonostante il buon successo di critica e la presentazione al Tribeca Film Festival di New york, la pellicola di Chazelle incassa meno di quarantamila dollari e si rivela per questo un fiasco.
Il regista comincia a lavorare su commissione e scrive, fra gli altri, il copione di un film importante come Il ricatto, thriller nel quale un pianista è tenuto sotto tiro da un cecchino che ha promesso di sparargli se sbaglierà una nota. Lavora anche al dimenticabile The last Exorcism e proprio mentre si trova “bloccato” con una sceneggiatura che non riesce a scrivere, in perfetto stile fratelli Coen, comincia a lavorare su una storia completamente diversa, che viene dalle sue memorie di liceale, di musicista jazz e allievo di un severo e quasi psicopatico maestro di musica che diverrà il Terence Fletcher” interpretato da J.K. Simmons.
Il copione viene inserito nella “Blacklist” del 2012 ( l’elenco annuale delle migliori sceneggiature non prodotte) e ciononostante non trova finanziatori; Chazelle parla con i produttori interessati al film e cerca, senza successo, di convincerli a produrre il più grande film indipendente degli ultimi anni Whiplash.
Al Sundance
Whiplash diventa allora un cortometraggio. J.K. Simmons interpreta Fletcher e Andrew Neiman, il ruolo che sarà poi di Miles Teller, viene affidato a Johnny Simmons. Chazelle vince il premio della giuria per miglior cortometraggio e in virtù di esso trova 3.3 milioni di dollari per girare subito dopo il lungometraggio. Nel 2014 Whiplash approda nuovamente al Sundance film festival, dove vince il premio del pubblico e il gran premio della giuria nella categoria “Dramatic”; arrivano tre oscar: per J.K. Simmons come attore non protagonista, per il montaggio e il missaggio sonoro. Il film viene incensato da tutta la critica e dagli appassionati ma, in un tipico paradosso cinematografico, non riesce ad incassare più di 13 milioni di dollari, diventando uno dei film che hanno incassato meno nella storia degli Oscar.
Il trionfo Hollywoodiano
Hollywood scova la miniera d’oro e in poco tempo la Lionsgate e la Black Label Media firmano per produrre un nostalgico musical colorato, in salsa “MGM”, che racconta una storia d’amore romantica e leggera nella città dei sogni per eccellenza, Los Angeles, avendo due grandi star come Ryan Gosling e Emma Stone protagonisti. Il sogno di Chazelle e Hurwitz diviene realtà e viene stanziato un budget da trenta milioni e una totale libertà creativa e di controllo sulla produzione. La la land è il trionfo americano perché a un giovane ragazzino di trentuno anni viene data la possibilità, a fronte di incassi non esaltanti come quelli di Whiplash, di spingere il suo talento oltre il cinema indipendente e di lavorare da subito ad un progetto ambizioso e che potrebbe rilanciare il genere musicale statunitense, garantire un cospicuo incasso, sia per la colonna sonora, in uscita a metà Dicembre, sia per i biglietti al cinema e dimostrare ancora una volta la capacità americana di puntare sui giovani e di dare a tutti una possibilità. Land of hope and dreams cantava Springsteen.
La La Land
In una featurette recentemente pubblicata dalla paramount, i protagonisti del film raccontano il lunghissimo lavoro che hanno fatto in preparazione alle riprese; Ryan Gosling ha detto aver passato più di quattro ore al giorno, per tre mesi, davanti al pianoforte, per imparare a suonare City of stars e le altri canzoni del film, mentre Emma Stone ha lavorato più sulle coreografie e sulla danza, allendandosi anche lei per tre mesi con le altri attrici del film. Chazelle voleva girare tutto in piano sequenza, senza tagli, mostrando le mani di Gosling che battevano sul piano o le mosse di danza di Emma Stone, girando come si girava davvero ai tempi della “MGM”: attori che sanno ballare e suonare.
Addirittura, secondo il regista, i due protagonisti, come anche John Legend (che per il film ha imparato a suonare la chitarra) hanno accettato il ruolo per la grande sfida che veniva loro proposta e per la grande fatica e la grande preparazione che avrebbe richiesto.
Basti pensare alla prima scena: un lungo piano sequenza di più di cinque minuti, girato su un ponte dell’autostrada Los Angeles, con decine di macchine e comparse, che ha richiesto mesi di prove e la chiusura per 48 ore della strada. Justin Hurwitz ha composto e ricomposto la colonna sonora 31 volte prima di arrivare alle dolcissime note di CIty of stars, tema centrale del film.
Le scenografie sono di altri tempi, la trama di un’altra epoca e le scarpe da ballo di Gosling vengono dai migliori mercatini vintage. Tutto il film è pieno della grande gioia di vivere e del colore di quei musical che hanno rallegrato le folle degli anni ‘60 e che Chazelle ha fatto proiettare ogni Venerdi sera per aiutare il cast e la truppa di produzione ad entrare in un mondo vecchio di 50 anni (The Umbrellas of Cherbourg, Singin’ in the Rain, Top Hat).
Chazelle, infine, ha dichiarato di essere al lavoro con Josh Singer su un biopic su Neil Armstrong, First man, il quale, secondo il regista, è molto più simile a La la land di quanto si pensi: “Il programma di esplorazione spaziale a quei tempi sembrava pieno di decisioni folli, prese senza raziocinio, ma in realtà loro si erano fissato un obiettivo che però non sapevano come raggiungere.” ha poi aggiunto “E’ simile al modo con cui ci siamo approcciati a La la land: porre un obiettivo che non sapevamo bene come raggiungere, sapendo che però avremmo trovato la via giusta.”
In Italia e più in generale in Europa, gli esordi sono spesso di registi più vicini ai quaranta che ai trenta. Il buon Gabriele Mainetti, che aveva già alle spalle una buona carriera da attore e diversi cortometraggi, fra cui Tiger boy che era stato selezionato dall’ Academy tra i migliori dieci cortometraggi del mondo, ha dovuto attendere e faticare e pregare per sei anni per vedere Jeeg robot tramutarsi in un film. Eppure, nonostante il film sia inevitabilmente legato all’Italia e a Roma, esso afferisce ad un genere popolare, di moda, che incassa ad occhi chiusi come il cinecomic, che si dimostra accessibile a tutti e che, infatti, è riuscito, come Whiplash, a far convivere cinema popolare e cinema d’autore, dimostrando che il grande cinema popolare, mainstream e che è in grado di incassare, si può fare. Anche senza investire miliardi…